venerdì 24 aprile 2009

cento battiti d'ali ho sentito,
erano freschi,
erano tristi,
ali di farfalle?
di angeli?
di rondini?
... o era forse il vento sulle foglie?
cento battiti d'ala ho sentito
e non importa di chi fossero opera,
non importa come fossero.
quel che importa è che cento battiti d'ala ho sentito

sabato 11 aprile 2009

..curiosità!!!

forse vi sarete chiesti più volte "ma perché si dice così??"
navigando ho trovato alcune cose carine!!


ACQUA IN BOCCA!!!!
Il lessicografo Giacchi dà questa spiegazione. Si narra che una femminuccia, molto dedita alla maldicenza, ma anche devotissima, pregasse il suo confessore di darle un rimedio contro quel peccato. Il confessore insinuava conforti e preghiere, ma inutilmente. Un bel giorno diede alla donna una boccetta d'acqua del pozzo raccomandandole di tenerla sempre con sé e quando sentiva la voglia di 'sparlare' ne mettesse alcune gocce in bocca e ve le tenesse ben chiuse finché non fosse passata la tentazione. La donna così fece, e negli atti ripetuti trovò tanto vantaggio, che alla fine si liberò dal vizio dominante, e come fosse femmina di poco levatura tenne poi quell'acqua per miracolosa.

AVERE IL MAL DEL PRETE
Si adopera quest'espressione quando si viene a conoscenza di segreti che, naturalmente, non si possono rivelare a nessuno e si è tormentati come lo è il prete allorché viene a sapere di fatti delittuosi confidatigli in confessione. L'origine di questo modo di dire ­ forse poco conosciuto ­ ci è "raccontata" dal Poliziano in una ballata: "Donne mie, voi non sapete, / ch'io ho il mal ch'avea quel prete. / Fu un prete (questa è vera) / ch'avea morto el porcellino. / Ben sapete che una sera / Gliel rubò un contadino / Ch'era quivi suo vicino / (altri dice suo compare); / Poi s'andò a confessare / e contò del porco al prete. / El messere se ne voleva / Pur andare alla ragione: / Ma pensò che non poteva, / Ché l'avea in confessione. / Dicea poi tra le persone: / Oimè, ch'io ho un male, / ch'io non posso dire avale. / Et anch'io ho il mal del prete".

AVERE LA CODA DI PAGLIA
Un'antica favola racconta che una giovane volpe cadde disgraziatamente in una tagliola; riuscì a fuggire ma gran parte della coda rimase nella tagliola. Si sa che la bellezza delle volpi è tutta nella coda, e la poveretta si vergognava di farsi vedere con quel brutto mozzicone. Gli animali che la conoscevano ebbero pietà e le costruirono una coda di paglia. Tutti mantennero il segreto tranne un galletto che disse la cosa in confidenza a qualcuno e, di confidenza in confidenza, la cosa fu saputa dai padroni dei pollai, i quali accesero un po' di fuoco davanti ad ogni stia. La volpe, per paura di bruciarsi la coda, evitò di avvicinarsi alle stie. Si dice che uno ha la coda di paglia quando ha commesso qualche birbonata ed ha paura di essere scoperto.

DAR BOTTE DA ORBI
Anche nell'ira, colui che picchia, può darsi che abbia qualche riguardo per non fare troppo male; ma un cieco, no! Lui non sa dove batte e colpisce senza pietà e misura

ESSERE AL VERDE
Significa "essere a corto di denaro". Per molto tempo si è usato appaltare i servizi pubblici per mezzo di un'asta. Il banditore accendeva una candela la cui base era tinta di verde. Finché la candela non era arrivata al verde, era lecito fare offerte; dopo, non più.Secondo altra interpretazione, l'espressione si riferisce semplicemente al fatto che le candele avevano la base tinta di verde.

CAPRO ESPIATORIO
Gli Ebrei avevano anticamente una strana usanza. Mosè aveva ordinato che ogni anno si celebrasse l'espiazione dei peccati. Nel giorno designato, il sommo sacerdote prendeva due capri: il primo veniva sgozzato e il sacerdote lo caricava, simbolicamente, di tutti i peccati suoi e del popolo; l'altro veniva mandato via perché si disperdesse nel deserto e non tornasse mai più. Il primo si chiamava capro espiatorio, il secondo capro emissario.

PER FILO E PER SEGNO
Un tempo, gli imbianchini sul muro e i segantini sul legno usavano 'batter la corda', ossia tenevano sul muro o sul legno un filo intinto di una polvere colorata e poi lo lasciavano andare di colpo, in modo che ne rimanesse l'impronta. Tale impronta o segno indicava la linea da seguire nell'imbiancare o nel segare. Da lì è derivato l'uso di dire per filo e per segno per intendere 'ordinatamente, con sicura esattezza'.

PIANTARE IN ASSO
L'espressione non è altro che la deformazione popolare della locuzione "piantare (o lasciare) in Nasso", un'isola greca dove - secondo la mitologia - Teseo, il "giustiziere" del Minotauro, avrebbe abbandonato ("piantato") la sposa Arianna dopo che costei l'aveva aiutato a condurre in porto l'impresa con il suo celeberrimo "filo".

http://www.exmontevecchio.com/perche.html

mercoledì 1 aprile 2009

Scadenze......

è un enorme orologio costantemente presente quello che abbiamo davanti.
La nostra vita è incessantemente scandita da miliardi di tic-tac, nelle nostre realtà regna sovrano il tempo... o meglio: le scadenze.
Esistono scadenze per qualsiasi cosa; e non vi nego che se dovessi creare una teoria filosofica sullo stress, beh, allora essa avrebbe il suo fulcro nelle scadenze... causa di qualsiasi sofferenza umana.
A cominciare dalla scadenza per poter mangiare uno yogurt.. C'è la scadenza per pagare le tasse.. la scadenza per poter tornare a casa un'ora decente: il treno parte! C'è la scadenza persino per i nostri benedetti esami... e così noi, ragazzi 20enni che non aspettavamo altro che avere 6magici anni per dedicarsi e perdersi completamente nel mondo della medicina e delle sue infinite meraviglie, cosa ci troviamo davanti?? scadenze, date, ore, minuti, secondi... una lotta continua contro il tempo perché altrimenti non ce la facciamo a dare l'esame il tal giorno e come in un domino crolla tutto e ci si ritrova anni indietro. Mi chiedo se questo sia uno studiare alla fine, perché con tutte queste scadenze finiamo per odiare i libri e, ancor peggio, finiamo per "preparare un esame"... di modo da avere la coscienza a posto, da esserci levati un peso e aver imparato e apprezzato 1/2345 di quello che si poteva... di modo da diventare persone stressate, scorbutiche, che non si possono godere le gioie della vita perché il tic tac è talmente assillante che ti sveglia di notte.....
siamo un mondo di drogati in astinenza.. in astinenza da un'infinità di tempo.... e da quando siamo in astinenza? beh ve lo dico io.... L'ultima volta che ci siamo drogati è stato l'ultimo giorno che siamo stati bambini! BEATI BIMBI, BENEDETTI BIMBI... AMATI BIMBI! PER LA SANITà DI QUESTO MONDO è NECESSARIO CREARE UNA SOCIETà DI PITER PAN!